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della rivoluzione di roma 83
Il signore Irraràzabal ministro del Chili,
Marchese Scipione Bargagli ministro di Toscana.

       Più tardi vi si recò il conte Maurizio Esterhazy ambasciatore di Austria, e allora il corpo diplomatico fu completo.

Queste dimostrazioni premurose di ossequio e di simpatia che verso il pontefice manifestavansi, dicono abbastanza primo che cosa è il papa, secondo se fosse in Gaeta libero o schiavo.

La quantità e la qualità de’ personaggi, le loro parole, i loro atti rispondono al primo, il contesto della nostra narrazione risponde al secondo.

E pure ci si diceva in quelle stampe bugiarde che profondevausi, essere esso prigioniero del Borbone, e non pochi Romani sei credettero. Si giunse perfino in uno stampato ad annunziarci che il pontefice era sotto la clausura di sette ponti levatoi e di molti cardinali che lo invigilavano ad ogni minuto del giorno, e non gli lasciavano libero il tempo di comunicare con alcuno; cosicchè esso era doppiamente schiavo della diplomazia e del pretismo. 1

Abbiam veduto con quale mansuetudine parlasse il pontefice de’suoi nemici, che noi chiameremo per un istante i sacrificatori, e come per tutta punizione implorassedai cielo che li scotesse col braccio della sua onnipotenza, perchè essi giacevano fra le tenebre e fra le ombre di morte. Vediamo ora quale linguaggio eglino tenessero verso la loro vittima.

Eccone un saggio preso da un giornale toscano il Calambrone, firmato dal liberalissimo Montazio, uno dei soscrittori dell’indirizzo del circolo del popolo di Firenze a quello di Roma, che abbiamo riportato nel secondo capitolo di questo volume:

» Fuggi, o sciagurato pontefice, fuggi!..... Bene sta che tu, simbolo di schiavitù, volga i tuoi passi alla terra d’esilio. Fuggi, ultimo fra gli apostoli, primo fra i despoti, fuggi il paese che tu tradisti, il popolo che tu ingannasti, la

  1. Vedi Documenti, vol. VIII, n. 23 A.