Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/128

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e di rivocare nelle altre parti gli atti della commissione. Nè con minore saggezza diportossi verso la giunta provvisoria di Alessandria, cui essendo pur forza disciogliere onde concentrare in un solo governo le diverse provincie del Piemonte, ne riconobbe e consacrò il diritto alla riconoscenza nazionale.

Non frappose ritardo alla libertà della stampa, ma gli autori, editori e stampatori furono con suo decreto del 29 marzo dichiarati responsabili.

L’esercizio della religione dello Stato e suoi ministri furono oggetto di costante protezione della giunta, ma lo richiedevano gli stessi principii degli autori della rivoluzione, l’amore del popolo e la condotta del clero piemontese, che non solo a libertà non avverso, ma immedesimato cogl’interessi della nazione, mostrò dividerne i desiderii e le speranze1.

  1. Mi rincresce non poter trascrivere qui le pastorali dei Vescovi di Asti * e Vigevano, che ricordano le avventurate epoche della storia d’Italia, quando i capi della Chiesa erano i primi difensori delle franchigie dei popoli.
* Parlando di questo Vescovo l’esimio deputato Brofferio nel suo rapporto sulla scandalosa pratica dell’odierno vescovo d'Asti, presentato alla Camera nella seduta del 7 settembre 1849 (volendo recare un esempio del come il governo d’allora avesse saputo percuoterlo senza darsi tanta soggezione di Roma perchè contrario a sue mire) ne fa sapere:

“Nel 1821 era in Asti un santo vescovo, Antonino Faa, il quale, promulgata in Piemonte la costituzione, dettava una pastorale per invitare i fedeli della sua diocesi all’osservanza delle leggi costituzionali, e di città in città, di villaggio in villaggio le parole del buon vescovo suonarono su tutti i labbri, vibrarono in tutti i cuori.

Tornava il governo assoluto e non si aveva ribrezzo di far arrestare il vescovo d’Asti e chiuderlo per tre mesi in un convento di cappuccini, d’onde non potè ricuperare la libertà, che a condizione di fare una pubblica ritrattazione; e la fece: ma tanto n’ebbe il cuore angosciato che poco stante venne in fin di vita.”