tendessero fra loro. Era in Napoleone più abilità che fortuna, in Gioacchino più ambizione che senno. Per messaggi spediti all'imperatore, diceagli il sire di Napoli, avrebbe attaccati gli austriaci e se la vittoria rispondeva ai suoi voti, si vedrebbe raggiunto da esercito formidabile: intanto, a riammorbidire la collera imperiale, aggiungea: essere omai giunto il momento di riparare ai suoi torti e mostrargli la sua devozione. Dai campi di Auxerre rispondeagli nel marzo Napoleone: aspettasse, preparando le armi: l'ora del mostrarsi in campo avrebbela intesa da lui. Era tardi: l'impazienza murattiana, rotti gl’indugi, avea varcati i confini del regno. Con questo atto, con i suoi proclami dettati per commovere lo spirito degl'italiani, disgustò i sovrani, che poco riposavano sulla sua fede, e compromise per sempre la sua e le speranze dei figli1. La regina lasciata al governo di Napoli, donna di animo forte e superbo, minacciata dall’inglese Campbell che imponea duri patti, scese agli accordi. Pietosa ai suoi, in tanta concitazione di animi, inviava i quattro piccoli figli a Gaeta e apprestava l'imbarco alla madre Letizia, alla sorella Paolina, allo zio cardinal Fesch che, ambasciatore di
- ↑ Correa per le mani di tutti il seguente programma, a cui non prestarono fede gl'Italiani « Suonò l’ora in cui debbono compiersi gli alti destini d’Italia. La provvidenza vi chiama ad essere una nazione indipendente. Dalle Alpi allo stretto di Messina odasi un grido solo - L’indipendenza d’Italia - Ed a qual titolo popoli stranieri pretendono togliervi questa indipendenza, primo diritto e primo bene di ogni popolo? A qual titolo signoreggiano essi le vostre più bella contrade? Invano dunque innalzò per voi la natura la barriera delle Alpi! No: sgombri dal suolo italiano ogni dominazione straniera. Padroni una volta del mondo espiaste questa gloria con venti secoli di oppressioni e di stragi ». Conchiueva « Italiani, stringetevi in salda unione, ed un governo di vostra scelta, una rappresentanza veramente nazionale, una costituzione degna del secolo e di voi garantiscano la vostra libertà e prosperità interna tosto che il vostro coraggio ne avrà garantita l'indipendenza.» Non prestò fede l’Italia ad un programma, che al nome di Murat francese aggiungea l'altro del francese Millet.