Pagina:Storia della vita e del pontificato di Pio VII.pdf/454

Da Wikisource.
202 VITA DI PIO VII

nanze diceasi non sedizioso, perchè integro serbando lo stato, rispettava l'autorità del re e delle leggi. Non mi appartiene narrare le fasi segnate dalla rivoluzione napolitana, dalla quale si atterri Roma, che paventava l'esempio e sottrasse la provincia beneventana al dominio de papa. Ivi una turba di facinorosi sollevata contro il governo invocava la unione con Napoli. Tre carabinieri perirono nel tumulto: Olivieri delegato, con quaranta soldati si ricoverò nel forte: minacciato, uscì ed emessa protesta per serbare illesi i diritti della santa sede, prese la strada di Roma. Giunto appena la notizia del duca di Calabria, a nome di Ferdinando vicario del regno, quel tristo fatto, impose per pubblico bando ai popoli rispetto all'altrui indipendenza, ai soldati divieto di oltrepassare i confini del regno. A questa saggia disposizione Benevento rispose col crearsi un regime particolare: Pontecorvo seguì l'esempio. Minacciosi erano gli avvenimenti narrati: più gravi quelli che potevano temersi. Ad aumentar la paura venivano i moti delle marche e delle romagne non pronunciati, ma sordi; la rivoluzione spagnola, che obbligava Ferdinando VII a giurare la costituzione del mille ottocento dodici; quelle del Portogallo e della Sicilia, che proclamavano la indipendenza, in fine il minaccioso elemento di novità, che agitava le provincie italiane e in modo più energico le subalpine, ove sino da quell'epoca concepivasi il disegno di rendere l'Italia libera ed indipendente1. La fuga di Tiberio Pacca, direttore di polizia e governatore di Roma, diede argomento a nuovi sospetti. Alcuni lo dissero fuggito, perchè non estraneo ai movimenti politici che agitavano l'Italia, altri perchè minacciato di processo per lascivie e dilapidazioni del pubblico danaro: molti perchè consigliato da Consalvi alla fuga, ond'evitare lo scandalo di disgustoso processo.

IX. Roma seguiva con l'ansia di chi teme l'andamen-

  1. Questa opinione è convalidata da una relazione di ufficio pubblicata dalla gazzetta di Milano il giorno 23 gennaro 1824.