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26 O r i g i n e   d e l l e   A r t i

antichi le statue1; e Plinio ne dice che preferir soleasi quello di fico a cagione della sua mollezza2. Esistevano ancora a’ giorni del mentovato Pausania delle antiche statue di legno ne’ più illustri luoghi della Grecia. Vedeasi a Megalopoli in Arcadia una Giunone e un Apollo colle Muse, siccome anche una Venere ed un Mercurio, amendue lavoro di Damofonte scultore antichissimo3. Eravi a Delfo la statua d’Apollo pur di legno e d’un sol tronco mandatavi da’ Cretesi4. A Tebe celebri erano, al riferire di Pausania, le statue d’Ilaira e Febe, e i cavalli di Castore e Polluce in ebano e in avorio, opere di Dipeno e Scilli5 scolari di Dedalo6. Di ebano era una statua di Diana a Tegea in Arcadia7, lavoro de’ più rimoti tempi; e tale era quella d’Ajace a Salamina8. Statue colossali di legno vidersi in Egitto a Sais e a Tebe9. Troviamo che statue di legno erette pur furono all’olimpiade lxi., per coloro che ne’ pubblici giuochi avessero riportata vittoria10. Mirone formò un Ecate di legno ad Egina11; e Diagora, il più sfrontato artista dell’antichità, fecesi cuocere le vivande con una statua


d’Er-

    però non esclude l'uso d’altre specie di legni, quali oltre il fico, Horat.. lib. 1. sat. 8. v. 1., sono l’acero, Prop. lib. 4. el. 2. v. 59., Ovid. lib. 1. de Art. am. v. 325., il faggio, Anthol. gr. epigr. lib. 1. cap. 68. num. 2. v. 1., la palma, Theophr. lib. 5. cap. 4., il mirto, Plin. lib. 12. cap. 1. sect. 2., il pero, Paus. lib. 2. cap. 17. pag. 148. lin. 37. [Clem. Aless. Cohort. ad Gentes, num. 4. pag. 41. l. 33.], il tiglio, Tertul. de Idol. cap. 7. num. 5. op. Tom. I. pag. 495., la vite, Plin. lib. 14. c. 1. sect. 2.

  1. Paus. lib. 8. c. 17. princ. pag. 633.
  2. Lib.16. c. 40. sect. 77. [Col fico andava del pari il salce, il tiglio, la betulla, il sambuco, e due specie di pioppo. Si preferivano agli altri legni non solo per la mollezza, ma per la bianchezza, leggerezza, e certa consistenza. Plinio ivi.
  3. Paus. lib. 8. cap. 31. pag. 665. lin. 13.
  4. Pind. Pyth. 5. v 56.
  5. Lib. 2. cap. 22. pag. 161. lin. 42. e segg. [Ovvero, come dice Pausania, in Argo, non in Tebe, vi era un tempio dedicato a Castore e Polluce, colli loro simulacri, quei delle loro mogli Ilaira e Febe, e dei due figli Anaside e Mnasinoo, in ebano; e i loro due cavalli per la maggior parte in ebano, e il resto in avorio.
  6. Fuor di proposito qui Winkelmann fa questi due scultori scolari di Dedalo, mentre nel Tomo iI. lib. IX. c. I. §. 4. lo nega quanto al primo Dedalo, e lo mette in dubbio quanto all’altro.
  7. Id. lib. 8. cap. 53. pag. 708. in fine.
  8. Id. lib. 1. cap. 35. pag. 85. lin. 28.
  9. Herodot. lib. 2. cap. 130. pag 166.
  10. Paus. lib. 6. cap. 18. in fine, pag. 497. [Due furono questi Atleti, che ebbero i primi l’onore di alzarsi una statua in Olimpia; uno per aver vinto col cesto nell’olimpiade lix., e l’altro per aver superati i pancraziasti nell’olimpiade lxi. Il secondo la fece di un tronco di fico, e il primo di legno di cipresso, ma assai più rozza.
  11. Paus. lib. 2. cap. 30. pag. 180. lin. 33.