Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/369

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p r e s s o   i   G r e c i , ec. 259

di Pallade Polia in Atene1, di certo Perone celebrato da molti chiari scrittori, perchè sapeva fare unguenti di soave odore2. Platone stesso ha nelle opere sue immortalati i nomi di Tearione abile fornajo, e di Sarambo famoso albergatore3. Pare eziandio che a questo fine i Greci abbiano a molti lavori, che aveano qualche particolarità, dato il nome degli artefici loro: nome che a quelli è poscia rimasto. Così certi vasi, simili nella forma a quei che di terra cotta facea Tericle ai tempi di Pericle, hanno ritenuto il nome di quel vasajo45. Nell’isola di Nasso fu eretta una statua a certo Biza6, il quale avea il primo pensato a formare col marmo pentelico le tegole onde coprirne gli edifizj. Gli artisti eccellenti ottennero eziandio l’aggiunto di divino; e così vien chiamato da Virgilio Alcimedonte7. Era tal aggiunto la più sublime lode che dar sapessero gli Spartani8.

[La scultura si perfezionò prima dell’architettura...]

§. 26. La scultura e la pittura arrivarono presso i Greci ad un certo grado di perfezione prima che l’architettura9. Ciò avvenne perchè quella ha più d’ideale che quelle, non


K k ij aven-


  1. Athen. Deipnos. lib. 2. cap. 9. p. 48. B. [ Acesa ed Elicone, amendue di Cipro.
  2. Idem lib. 15. cap. 12. pag. 690. princ.
  3. in Gorg. oper. Tom. I. pag. 518. B.
  4. Athen. Deipnos. lib. 11. c. 6. p. 470. E., p. 472. C, cap. 10. P. 486. F.
  5. Oltre i vasi di terra sortirono il nome di tericlee eziandio le tazze formate da Tericle, Pollux lib. 6. c. 16. segm. 96., Hesych., Suid. &c., il quale ne faceva in varie materie, in vetro, in oro, ed anche in terebinto, Plin. lib. 16. c. 40. sect. 76. §. 3. V. Salm. Plin. exerc. in Solin. cap. 62. Tom. iI. p. 735. col. 1. [ Salmasio scrive, che Tericle essendo semplice vafajo, non fece tazze d’altra materia, che di terra; le quali poi fossero per la loro eccellenza imitate da altri artisti in argento, e in legno, e per questa somiglianza fossero anche dette tericlee, come dice bene Winkelmann ]. Que’ vasi, che da’ Greci chiamavansi cantari, ebbero il nome del vasajo Cantaro, che ne fu l’inventore, Athen. lib. 11. cap. 6. pag. 473. D., & Poll. ib. p. 190. Cosi da Conone altro vasajo acquistò la denominazione di cononia una specie di fiale o tazze, Athen. lib. 11. cap. 11. pag. 488. C, come da Licione fu detta liciurgia un’altra specie di que’ vasi, Id. ib. Dal fabbro Arcaico furono denominati arcaici que’ letti triclinarj, che poco da terra s’alzavano, Horat. l. 1. ep. 5. v. 1. Chi brama una più copiosa notizia de’ valenti meccanici dell'antichità, consulti l’opera de Pictura veterum di Francesco Giunio, ove colla scorta degli antichi scrittori molti ne cita che in professioni diverse sonosi distinti, come un Leonzio legnaiuolo, un Policrate ferraio, un Pistia fabbricator di loriche, e più altri.
  6. Paus. lib. 5. cap. 10. pag. 398. lin. 10.
  7. Eclog. 3. vers. 29.
  8. Plato in Menone, in fine, op. Tom. iI. pag. 99. E.
  9. Si veda Goguet Par. iI. libro iI. sez. iI. capo iiI. e V. per riguardo all’arte della scultura, e dell’architettura nei primi tempi. Per li tempi di mezzo, 600. anni circa avanti l’era cristiana, offerva nella Par. iiI. tihro iI. capo iiI. che contemporaneamente cominciarono a fiorire amendue. E però da osservarsi col medesimo, che prima fiorirono tra i Greci dell’Asia minore.