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228 Storia dell’Arte presso i Greci

talenti pagati da Giulio Cesare per due quadri di Timomaco, de’ quali uno rappresentava Ajace, e l’altro Medea1.

[Eufranore.] §. 18. Insigne nella pittura, e nei lavori in bronzo e in marmo fu Eufranore, il quale è celebre per essere stato il primo a dare nelle pitture una certa dignità agli eroi2, e ad introdurre nelle sue figure quella proporzione che da Plinio vien detta simmetria; ma sebbene abbia egli in ciò superati i suoi predecessori, ha nondimeno fatte le sue figure un pò sottili e smilze, e ha data loro una testa più grande dell’ordinario. Parche ne’ suoi disegni vi fosse più sapere che bellezza delle forme, poiché, al dire del prefato scrittore, avea dato alle giunture delle ossa un risalto soverchio (articulisque grandior); anzi convenne egli stesso, che meno amabili e graziose erano le sue figure che quelle di Parrasio; poiché, avendo amendue dipinto Teseo „quel di Parrasio (disse) è stato nutrito di rose, e’l mio di carne„3; la qual espressione non dee punto intendersi del colore, siccome vuole Dati4. L’osservazione che fa Plinio della testa grossa e delle membra fortemente espresse nelle figure di Eufranore, può applicarsi eziandio a quelle di Seusi, come già dianzi osservammo5. Fra le sue statue in bronzo era celebre quella di Paride, in cui volle che al tempo stesso si ravvisasse il giudice della beltà delle tre dee, l’amante d’Elena, e l’uccisor d’Achille6.


§. 19. Par-


  1. Da lui collocati nel tempio di Venere Genitrice in Roma. Plin. loc. cit. §. 30.
  2. Plutarco Bellone an pace clar. fuerint Athen. princ. op. Tom. iI. pag. 46. A.
  3. Plin. lib. 35. cap. 11. sect. 40. §. 25. [Plutarco loc. cit.
  4. Vite de’ pitt. pag. 76.
  5. Tomo I. pag. 349. ove crede abbia errato Plinio nel tacciar Seusi di un tal difetto. Ma siccome a Plinio si accorda Quintiliano Inst. orat. lib. 12. cap. 10., adducendone per ragione, ch’egli credeva di dar così maggior grandiosità, e dignità alle figure, a somiglianza d’Omero, cui piacevano le forme robuste anche nelle femmine; possiamo pensare che tale giudizio ne fosse portato generalmente da tutti.
  6. Plin. lib. 34. c. 8. sect. 19. §. 16. [ Può vedersi Falconet nella nota a quello luogo di Plinio, oeuvr. Tom. iiI. pag. 132. segg., ove cerca come poteva una sola figura tre cose rappresentare, che pare abbiano del contradittorio.