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346 S t o r i a   dell’A r t e   greca

§. 31. Questa circostanza de’ capelli corti, mentre dubbioso consideravo quel gruppo, mi suggerì una nuova spiegazione. Ivi parvemi di ravvisare Elettra in colloquio con Oreste fratel suo e di lei più giovane. Amendue aver doveano i capelli recisi: Elettra volle farsegli tagliare dalla sua sorella Crisotemide (il che qui dee prendersi come eseguito) affine di appenderli, unitamente a quelli della sorella medesima, alla tomba d’Agamennone come un monumento del loro durevol dolore1. Lo stesso avea fatto Oreste avansi di scoprirsi alla sorella; anzi avendoli Crisotemide trovati sulla tomba, serviron loro d’indizio del suo arrivo2. Or quando Oreste si svelò ad Elettra, essa la man gli prese, e dissegli: ἔχω σὲ χερσίν; ;3 ti tengo io per la mano? il che vien propriamente espresso in questo gruppo, in cui Elettra tien la sinistra mano sul braccio destro d’Oreste, e gli posa la destra sulla manca spalla4. Qui possiamo per tanto figurarci rappresentata l’interessante scena di Sofocle, che contiene quello dialogo, e certamente l’artista ha avuto più di mira quella tragedia, che le Coefore d’Eschilo. Sul volto d’amendue le figure vedesi chiaramente espresso il primo incontro d’Elettra con Oreste: gli occhi di lui sono come pieni di lagrime, e gonfie ne sembrano le palpebre pel lungo pianto; e tali pur sono in Elettra, ne’ cui tratti si scorge altresì la gioja mista alle lagrime, e la tenerezza unita al dolore5.

§. 32. Se queste figure per tanto sono Elettra ed Oreste, io potrò dire d’averle riconosciute a quello stesso indizio a cui, presso Eschilo, questi si fece da lei ravvisare, cioè alla


chio-


  1. Sophocl. Elettr. vers. 52. 450.
  2. ibid. vers. 905.
  3. ibid. vers. 1228.
  4. Si può vedere anche la figura presso Maffei Raccolta di statue, Tav. 62. e 63.
  5. Properzio lib. 2, eleg. 14. vers. 1. 5. 6.:

    Non ita dardanio gavisus Atrida triumpho est,
    . . . . . .
    Nec sic Electra salvum cum aspexit Orestem,
    Cujus falsa tenens fleverat ora soror.