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410 Storia delle Arti del Disegno

stata battezzata, e voleva pur esservi seppellita1. Che tal fabbrica non sia anteriore a questi tempi ne’ quali distruggeansi gli antichi edifizj per inalzarne de’ nuovi, rilevasi dalle basi e dai capitelli delle colonne, che tutte ineguali son fra di loro, cosicchè una non ve n’ha che all’altra ben corrisponda2. Mi fa quindi maraviglia l’inavvedutezza di Ciampini3, il quale per sostenere che ivi fosse veramente un tempio di Bacco, da Costantino poi dedicato a uso più santo, pretende che sian ivi tutte le parti in una perfettissima proporzione. Questo sebben erudito scrittore nessuna cognizione aveva delle arti del disegno, e perciò crede altresì che i cinque bei candelabri marmorei alti otto palmi, de’ quali due son nello stesso luogo, e tre nella chiesa di s. Agne-


se,


  1. Credo che qui si confondano due cose; la chiesa di s. Agnese, che fu fabbricata da Costantino ad istanza di s. Costanza, come si ha dagli atti di quella santa tra le opere di s. Ambrogio, Tom. IV. col. 598. D., e presso i Bollandisti die 21. januarii, Tom. iI. pag. 353. n. 16., e da Anastasio nella vita di s. Silvestro, sect. 42. Tom. I. p. 46.; e l’edifizio ivi contiguo, ove essa fu battezzata secondo Anastasio, e anche sepolta, come hanno i suddetti atti, ove perciò si chiama mausoleo. Questo fu fatto parimente innalzare da Costantino, come pare che vogliano dire i citati scrittori; e se sono autentici, e antichi gli atti manoscritti di quella santa, de’ quali portano uno squarcio l’Aringhio Roma subterr. lib. 4. cap. 25. num. 14. pag. 156., i lodati Bollandisti die 18. februarii, Tom. iiI. pag.70., Ciampini De sacr. ædif. c. 12. p.14., Costantino stesso lo avrebbe non solamente fatto innalzare, e ornare di musaici; ma anche dedicato a uso di chiesa in onore, e memoria di sua figlia, di cui vi avea collocato il corpo in urna di porfido. Costa però dall’iscrizione marmorea, che è sopra la porta, essere stato consecrato ad uso di chiesa dal Papa Alessandro IV. nel 1256., come pure nota il Nardini Roma antica, lib. 4. cap. 4. p. 154. Essendovi stata sepolta anche Costantina altra figlia di Costantino, secondo che narra Ammiano Marcellino lib. 21. princ., Enrico Valesio nella nota a questo luogo ha preteso, che tempio di Costantina debba chiamarsi anzichè di Costanza; mostrando di aver poco esaminata la storia per sostenere un’opinione altronde già confutata dall’Aringhio l. c. n. 8.
  2. Dei tempi innalzati da Costantino in Roma, e consecrati al culto del vero dio, non è da trasandarsi qui almeno quello di san Paolo fuor delle mura per la Via Ostiense, che si è conservato sino a’ nostri tempi, e ci dà la più giusta idea della decadenza dell’arte. Al dir di Prudenzio Peristeph. hymn. 12. v. 45. segg. era per entro tutto dipinto, la soffitta era indorata, le invetriate erano fatte di vetri, o cristalli dipinti a varj colori, come proveremo meglio nel Tomo iiI. nelle nostre osservazioni alle lettere di Winkelmann, e tutto l’interno si reggeva su quattro ordini di colonne. In appresso ha sofferte molte vicende, essendo stato ampliato, e restaurato in varie occasioni. Quella soffitta, le invetriate, e le pitture sono perite. Le colonne non sono tutte di marmo pario, come pare che le dica Prudenzio. Ve ne sono di bellissimo paonazzetto, quali più, quali meno macchiate, e di cipollino; di marmo bianco sono i bellissimi capitelli corintj. Dalla varia qualità del lavoro si può credere, che questi capitelli, e colonne abbiano servito ad altri edifizj anteriori ai tempi di Costantino; ma come potremo dire, che questo imperatore le abbia tolte dalla mole Adriana, secondo la volgare tradizione riferita dal Ficoroni Le vestigia di Roma antica, lib. 1. c. 23., sapendosi che due secoli dopo di lui la mole era ancora intiera, come si ha da Procopio riferito qui avanti pag. 378. n. d.?
  3. De sacr. ædific. cap. 10. pag. 132.