Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/157

Da Wikisource.

s u l l’ A r c h i t e t t u r a. 139

dicato, ma quello d’Atene essere stato sacro a Teseo. Se vi fu tempio antico in Corinto, si fu certamente quello di Nettuno. Rispettavano que’ popoli sopra ogn’altra questa deità, o per dir meglio onoravano, ed applaudivano al mare, pel mezzo del quale godevano considerabili vantaggi; ond’è nota la favola del combattimento di Nettuno, e di Apollo per ottenere il primato sopra Corinto1, mentre era dubbiosa cosa, se più comodi ricavassero quelli popoli dall’aprico e dolce clima ella loro situazione, o dalla portuosa natura delle marine loro spiaggie. Vinse in parte Nettuno, e restò padrone dell’istmo, e giunse a tal venerazione presso i Corintj, che ad onor suo furono istituiti que’ giuochi tanto rinomati e celebri, per conservare i quali, distrutta ben anche la città, vennero celebrati per un secolo da’ Sicionj, desiderosi di mantenere una sì antica religione, a costo ancora di trasferirsi ogn’anno a rinovarli sulle rovine d’una città abbattuta e desolata2.

§. 9. Il tempio adunque di Nettuno, che sarebbe stato d’una remota antichità, fu incendiato, dice Senofonte, a’ tempi di Agesilao3, e non poteva esser quello, che vide il le Roy. La disavventura medesima, al riferir parimente di Senofonte4, accadde a quello di Pallade in Atene, che Winkelmann vorrebbe fosse stato simile al già detto di Teseo. Quanto poi a questo non ferve andar vagando per risaperne l’età, narrandoci Pausania5, e Plutarco6, che fu costruito dopo la battaglia di Maratona. Non veggo adunque come possa sostenersi esser nella Grecia degli edifizj anteriori alla nota dorica maniera di fabbricare. Ma forse che il primo di questi trovato presso Corinto, e che è tenuto principalmente di mira dall’autore, come ho detto, non


S 2 fos-


  1. Paus. lib. 2. cap. 1. pag. 112.
  2. id. lib. 2. cap. 2. pag. 114.
  3. Hist. Græc. lib. 4. pag. 526. C.
  4. id. ibid. lib. 1. pag. 441. D.
  5. Pausan. lib. 1. cap. 17. pag. 41.
  6. Plutar. in Theseo, op. Tom. I. p. 27.