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328 D i s s e r t a z i o n e

antecessore si fossero avanzati pel fiume fino a Roma, e avessero depredata la basilica di s. Pietro in Vaticano, dopo quella di s. Paolo, restaurò di nuovo tutte le mura della città, ove era necessario: fece alzar delle torri vicino alla porta Portuense sopra il fiume, facendovi tirare attraverso delle catene di ferro per impedire il passo ai navigli de’ nemici, se fossero ritornati; e finì d’attorniare di mura tutto il Vaticano, chiamando Città Leonina dal suo nome lo spazio, che vi restò inchiuso1.

Arrivato il secolo decimo, secolo, che al dir del Baronio2, per l’asprezza sua, e sterilità del bene, di ferro; per la deformità del male traboccante, di piombo; e per la penuria degli scrittori chiamar si suole di ferro, nel popolo, e nei più ricchi, e potenti signori di Roma andava ripullulando quello spirito inquieto, e sedizioso, che cominciò a scoppiare anche in tante altre città dell’Italia dopo la distruzione del regno de’ Longobardi, ove tutto era pieno di fazioni, e di guerre civili. Frequenti erano sopra tutto le sedizioni, e i tumulti nella elezione del nuovo Sommo Pontefice, in cui prendendo parte le prime famiglie, per farne scegliere uno a loro piacimento, o per difendere l’eletto, spesso si viddero in Roma delle guerre civili sanguinose, sostenute da quella, o da quell’altra parte del popolo, che poi crebbero maggiormente quando alcuni tentarono di renderli anche padroni della città. Lasciando per brevità le prepotenze degli Alberici conti Tuscolani, e di Marozia, e di altri signori nella elezione dei Sommi Pontefici3, nominaremo, come quello, che più da


vici-


  1. V. Anastasio nella di lui vita, sect. 515. 516. 532. seg., il Torrigio Le sacre grotte Vatic. par. 2. pag. 404., l’Arringhio Roma subterr. Tom. I. Lib. 2. cap. 8. pag. 258., il Muratori Antiq. med. ævi, Diss. 26. Tom. iI. col. 460. segg.
  2. Annal. Tom. XV. ad ann. 900. n. 1. pag. 500.
  3. Leggasi il Vendettini Del senato Rom. lib. 1. cap. 4. segg., e Corti De Sen. Rom. cap. 4. segg.