Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/644

Da Wikisource.
22

efficacia voi attribuite alle vostre ragioni, per potermi dire mosso da quelle a tenervi dietro. Io, sig. Cavaliere, che ho zelato più l’onor vostro, che voi il nostro, avrei desiderato di non toccar questo punto; e di prescinder ora dalle vostre ragioni, come ebbi piacere di non averne parlato nella spiegazione dei remi, che pubblicai quando non ne era peranco uscita se non la terza parte, o sian due togli. Di queste, a dirvela sinceramente, ora che mi ci tirate, io non ne volli parlare, perchè credetti, che voi con una causa buona adopraste un cattivo mezzo termine. Vi metteste a disputare col P. Paoli, cominciando dal volere spiegare il sentimento di Vitruvio riguardo all’ordine toscano, su cui profondate tante parole, e tanti calcoli per lo più falsi, e capricciosi, col supposto di aver capito quel vostro gran maestro, che non avevate capito per niente. Deputavate dell’ordine toscano descritto da lui, nella maniera, che corre nel volgo dei più, ben lontana dalla mente, e dalle parole sue. Così mi parve allora, e tengo fermo anche al presente, che nella parte per voi più interessante, e nella quale credevate far pompa di spargere a larga mano profonda dottrina architettonica, sbagliaste a dirittura il mezzo termine. Onde premendomi l’onor vostro, stimai meglio tirar di lungo, e non mostrarmi inteso della vostra critica, per non doverla confutare: il che neppure avrei potuto eseguire pienamente; non volendo trattenere la stampa alcuni mesi per aspettarne il resto.

In questo voi voleste entrare nell’altra parte della controversia riguardante le cose storiche di Pesto dette dal P. Paoli. Oh quì sì, che diceste delle ragioni da muovermi, perdonate, le risa! Se male vi riuscì l’impresa per la parte architettonica, figuratevi come potevate uscirne con onore nella parte erudita, che non è vostra provincia. Vi basti, che della storia di Pesto non sapeste dirne una parola: anzi ciecamente avete adottato, che i monumenti storici, che reca il P. Paoli, provino l’antica esistenza di Pesto nei tempi Eroici1; e che acquistarono quella città i Sibariti nel terzo secolo di Roma, secondo lo stesso P. Paoli2. Di quella pretesa antichità voi spiegate Diodoro, e Strabone3. Avete accordato eziandio al P. Paoli4, che Tarquinio Superbo fece per opera degli Etruschi la Cloaca Massima, e il Tempio di Giove e così altre cose. All’opposto io ho fatto vedere con tutta probabilità, che Tarquinio fece quelle magnifiche opere per mezzo dei suoi Greci5. Ho fatta la storia di Pesto dalla sua fondazione nel secolo secondo di Roma per mezzo di una colonia di Sibariti, che erano Greci dori; del tempo, in cui fu soggettata dai Lucani, o Tirreni6; e del tempo, in cui fu conquistata alla repubblica Romana da Lucio Scipione Barbato7; e ho accennato come vadano intesi gli scrittori, che volgarmente si fanno parlare di Pesto, nome supposto anteriore, e dato alla città dagli Etruschi, quando parlano di Posidonia fondata dai Greci, detta poi Pesto dai Lucani, che forse erano Tirreni. A queste mie ricerche non avete avuto che ridire.


  1. Decembre 1785 Pag. CCIX.
  2. Pag. CCIV.
  3. Pag. CCI.
  4. Pag. CCVI.
  5. Pag. 491.
  6. Pag. 473. segg.
  7. Pag. 490.