Pagina:Storia di Milano I.djvu/171

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si era, ch’io sappia, mai praticata; il terzo finalmente, che ricevesse da lui l’anello; quando il costume o l’abuso di quei tempi portava di riceverlo dal sovrano. Pure siccome tutte queste pretensioni del sommo pontefice erano giuste, così fu giusto che l’arcivescovo le accordasse.

I castighi che avevano dati i legati apostolici cadevano principalmente sopra i simoniaci; cioè sopra quelli ecclesiastici che avevano pagata la solita retribuzione per essere ordinati. Continuavano per altro gli ammogliati a vivere colle loro mogli e figli, e sembrava che quasi fosse dimenticata la questione sul matrimonio de’ sacerdoti. (1061) Qualche riposo ebbe la nostra città frattanto sino al 1061; anno in cui morì il papa Nicolò II, e per opera del cardinale Ildebrando fu innalzato alla sede pontificia il vescovo di Lucca, Anselmo da Baggio, che prese il nome, siccome ho detto, di Alessandro II. Lo storico nostro Tristano Calchi, ad altra opportunità nominando Ildebrando, così parla di lui: Id quod maxima arte et astutia Hildebrandi monaci factum traditur, qui Soana Haetruriae urbe uriundus, promptitudini ingenii non mediocrem sacrarum litterarum eruditionem junxerat; et statim ob ingens meritum in ordinem cardinalium adscitus fuit: et cum vigore animi cunctis praestaret, facile primarium locum inter sacerdotes obtinuit. Maggiore accortezza non poteva certamente adoperarsi per consolidare la dipendenza da Roma, quanto il creare papa un Milanese; obbedendo al quale, il popolo, che poco vede e prevede pochissimo, non si accorgesse di obbedire ad una estranea giurisdizione. Appena dopo che