Pagina:Storia di Milano I.djvu/182

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la maggior parte de’ vescovi suffraganei, o dichiarati dipendenti immediatamente dalla santa sede romana, ovvero incorporati con altre chiese arcivescovili. Così la gran mole della Chiesa ambrosiana venne a rendersi assai meno importante, e in ogni sua parte interamente sommessa alla giurisdizione romana.

Che accadesse ai sacerdoti ammogliati esattamente nol so. Nessuna memoria ritrovo da cui chiaramente si vegga accettata la proibizione di esercitare il sacerdozio a chi aveva moglie; anzi mi pare probabile che, rivoltesi le mire di Roma al punto della soggezione, poichè vide piegarsi le cose a seconda, non si volle insistere sopra un punto irritabile, e che poteva dare nuove scosse e rovesciare il disegno. Pare che si avesse di mira d’obbligare piuttosto indirettamente al celibato coloro che dovevansi promuovere ai sacri ordini, anzi che instare e costrignere i sacerdoti ammogliati alla dura scelta, o di perdere lo stato loro, o di abbandonare disonorata e senza condizione la moglie, e macchiare i figli. Questa opinione mi sembra confermata, esaminando gli atti d’un sinodo tenutosi in Milano, pubblicati dal dottore Sormani nel libro intitolato: Gloria dei santi milanesi. Questa sacra adunanza si tenne l’anno 1098. Il fine sembrò essere quello di consolidare il sistema dipendente da Roma, e di prescrivere una più santa disciplina al clero. In quel concilio si pronunziava l’esecrazione contro della simonia; e del matrimonio degli ecclesiastici non si parla: Sicut a sanctis patribus statutum legimus, simoniacam haeresim in sacris ordinibus, et in ecclesiarum beneficiis execramus, et ab ecclesia radicitus extirpare per omnia volumus; così leggesi in quegli atti. Delle due riforme la più facile certamente non