Pagina:Storia di Milano I.djvu/29

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capo primo 11

famosa torre di marmi quadrati, la quale, coll’andare de’ secoli, si chiamò poscia l’Arco Romano. Di sì fatti edifici i Romani ne innalzarono anche altrove, o in memoria delle conquiste fatte, ovvero per dominare la città vinta, e dalla sommità della torre potere all’occasione vedere e nuocere. È tanto celebre presso degli storici nostri quest’Arco Romano, che conviene per qualche poco ragionarne.

Molte volte mi accadrà nel decorso di quest’opera di nominare il signor conte Giorgio Giulini; egli da me viene ora ricordato, perchè tutto quello che dirò dell’Arco Romano, da lui l’ho preso; e chi volesse vedere l’oggetto più distesamente, esamini il tomo sesto della di lui Storia, dalla pag. 108 alla pag. 126. Egli trovò che il Fiamma, il Puricelli, il Grazioli, il Sassi ci descrivono quest’Arco Romano nella più ampollosa e strana foggia: un arco lungo niente meno di due miglia; munito dai due lati di altissime mura; e nel mezzo di questo lunghissimo fabbricato si descrive una torre da cui si dominava nulla meno di tutta la Lombardia. L’edificio era sostenuto da spessissime colonne. La larghezza di questo Arco Romano era un getto di pietra, e si chiamava ora l’Arco Romano ed ora l’Arco Trionfale. Di questa mole immensa però non se ne mostra nessun vestigio: si disputa per fino sul luogo ove fosse collocato; e un architetto potrebbe fare un immenso portico eseguendo una tal descrizione, ma nulla farebbe che somigliasse a un arco, meno poi a un arco trionfale. In questo stato il nostro conte Giulini ritrovò la storia. Egli provò che l’Arco Romano altro non era se non una massiccia torre, vasta e quadrata, piantata sopra quattro solidissimi pilastri, e sostenuta da quattro archi; opera tutta di pietre grandi