Pagina:Storia di Milano I.djvu/394

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ch’egli aveva dato ai Visconti. Il Rainaldi, che ne pubblicò la bolla, così riflette: Non deerant tamen Ludovico plures rationes, quae ipsius gesta apud plerosque excusarent. Controversiam de Imperio cum Federico austriaco jam direptam ferro. Mediolanum vero defensum, non ut Galeatio haeretico studeret, sed ut assereret sibi Imperii jura, neque a Roberto Siciliae rege amplissimam Imperii provinciam nunquam forte recuperandam occupari pateretur. Non his tamen Johannes a meditato consilio revocatus est. Lodovico venne così impegnato più che mai a sostenere i Visconti. L’armata dei Crociati aveva l’interno vizio d’un’armata combinata di drappelli di varii principi e di varie nazioni; basta il tempo per indebolirla colle gelosie, le rivalità e i sospetti. (1324) Nel giorno 28 di febbraio 1324 a Vaprio venne potentemente battuta. Il generale Raimondo di Cardona fu preso: egli era nipote, siccome dissi, del cardinal legato; Simone della Torre restò ucciso sul campo; Enrico di Fiandra se ne fuggì a piedi; molti rimasero sul campo; molti, fuggendo, s’affogarono nell’Adda; in somma la vittoria fu compita per i Visconti. Marco Visconti voleva profittare del momento, e marciare a sloggiare da Monza i crocesignati che vi avevano trovato ricovero. Ei conosceva che l’opinione decide nella guerra più che la forza fisica; che le battaglie non si vincono per aver ridotto l’inimico all’impossibilità di continuare la contesa, ma per lo spavento che gli si è potuto imprimere; e che, assalendo un’armata nel punto in cui gli uomini sono sgomentati per una rotta, la vittoria è sicura. Così pensava Marco; ma il primogenito Galeazzo, forse perchè il progetto