Pagina:Storia di Milano I.djvu/455

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non mancarono di profittare dell’occasione, e d’animare quell’augusto ad abbatterla, promettendogli ogni aiuto e vantaggio. Ma sia che a Carlo premesse maggiormente l’acquisto del denaro per se medesimo, anzi che la difesa di quella autorità che per caso era annessa alla persona di lui; sia che l’esempio de’ suoi antecessori l’avesse istrutto a non adoperare la forza delle armi ausiliarie, per non correre ei pure il pericolo di vedersi abbandonato da’ suoi, prima di avere ridotti i progetti a fine; sia che le forze dei Visconti fossero tali da non lasciargli sperare un buon esito; sia finalmente che il genio mite e rivolto alle lettere di quel re lo distogliesse da simile briga, certo è ch’egli allora si mostrò anzi amico dei Visconti. I fratelli Visconti mandarongli incontro i loro ambasciatori a Mantova, invitandolo a passare a Milano, e ricevervi la corona; e il re accettò l’invito. Appena Carlo IV si trovò sulle terre de’ Visconti, non dovette aver più pensiero alcuno; poichè ogni cosa eravi magnificamente preparata per alloggio, ristoro e trasporto di quell’augusto e di tutta la corte che veniva seco. I Visconti non risparmiarono nè spesa nè attenzione. A Lodi se gli presentò Galeazzo, e, resogli omaggio, lo accompagnò con cinquecento militi alla vòlta di Milano. A Chiaravalle gli andò incontro Barnabò con altri militi, e fece dono al re di trenta superbi cavalli, coperti di velluto, di scarlatto e di drappi di seta, tutti in ricco e magnifico arnese. (1355) Entrò in Milano quel Cesare il giorno 4 di gennaio dell’anno 1355; e venne da tutto il popolo festosamente accolto con rumore di nacchere, cornamuse, tamburi e trombe, siccome allora era il costume. Venne splendidamente alloggiato nel palazzo ora della regia ducal corte, dove avevano presa dimora