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l’esterminio di altri uomini, ma creando colla sagace e pacifica industria il suolo medesimo su di cui si è collocata; sorta di dominazione la più giusta di ogni altra. Ivi si è conservato l’antico sangue puro italiano, sicuro contro l’invasione delle armate terrestri, fra un basso mare, difficilmente accessibile alle navi armate, e tuttavia si conserva sotto la tutela della virtù e della sapienza dopo compiuti tredici secoli.

Scomparve Attila co’ suoi predatori, e non più Milano potè essere la residenza de’ sovrani, distrutta e incendiata come ella era. In fatti quei pochi deboli augusti, che continuarono la serie dei Cesari ancora per ventiquattro anni, soggiornarono o in Roma o in Ravenna, non mai in Milano. Petronio Massimo i tre mesi che regnò, li visse in Roma. Marco Macilio Avito per un anno circa fu imperatore, e visse nella Francia ed in Roma. Giulio Maggiorano resse l’Imperio prima in Ravenna, e dopo circa tre anni fu deposto in Tortona. Libio Severo fu proclamato augusto in Ravenna, e quattro anni dopo morì in Roma. Procopio Antemio in Roma fu proclamato, e vi regnò circa cinque anni. Lo stesso dicasi di Anicio Olibrio, Flavio Glicerio, Giulio Nipote e di Romolo, che tutti insieme non più di quattro anni regnarono succedendosi, quasi efimeri imperatori. Quest’ultimo, chiamato Romolo Augustolo, con un diminutivo indicante la somma debolezza a cui si era ridotta la dignità imperiale in lui, fu costretto da Odoacre, re degli Eruli, invasore d’Italia, a spogliarsi della porpora l’anno 476. O fosse che la dignità d’augusto, avvilita dagli ultimi imperatori, non sembrasse bastante grado all’ambizione del conquistatore, o fosse che gli usi e la forma di governo d’una nazione conquistata, sembras-