Pagina:Storia di Milano II.djvu/184

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che il Milanese fosse del re di Francia; che gli Svizzeri e i Grigioni restituissero al ducato le valli che avevano occupate, cioè Lugano, Mendrisio, Locarno, Valtellina, ecc.; che il re assegnasse a Massimiliano Sforza il ducato di Nemours, ed un’annua pensione di dodicimila franchi: che gli concedesse una principessa del sangue reale in moglie, e gli desse la condotta di cinquanta lance al servigio della Francia. Ma il cardinale di Sion troncò i discorsi di accomodamento. Egli condusse in Milano, il giorno 10 di settembre del 1515, un corpo di Svizzeri numeroso. Cotesto cardinale compariva militarmente in habito de bruno seculare,come dice il Prato; e gli Svizzeri vennero eccitati a combattere colla grandiosa promessa di ottocentomila ducati d’oro, se vincevano. Della qual somma il ministro del re di Spagna, residente a Milano, ne promise dugentomila a nome del suo monarca, ed a nome del papa Leone X dugento altri mila ne furono promessi; cosicchè al duca rimaneva il peso di quattrocento mila ducati. Gli Svizzeri, gloriosi per la sconfitta data, due anni prima, a Novara ai Francesi sotto il comando de la Tremouille, si consideravano il terrore de’ monarchi, e tenevansi la vittoria sicura. Il re, vedendo inevitabile il tentar la fortuna delle armi, avendo consumati i viveri de’ contorni di Magenta, Corbetta e Boffalora, marciò coll’armata, prima a Binasco, indi passò a Pavia; finalmente pose, in settembre, il suo campo a Marignano. Le scorrerie de’ Francesi venivano sotto le mura della città, e, non solamente da quella parte che risguardava la loro armata, ma persino sulla strada di Monza, per lo che non eravi sicurezza nell’uscire da Milano.