Pagina:Storia di Milano II.djvu/207

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non temette la voce imparziale della storia. È tristo quel popolo che è dominato da un ambizioso che non la teme! Trivulzio, con la sua ambizione, rovinò la patria, scaccionne i naturali suoi duchi, e la immerse nelle miserie che l’afflissero per più di un secolo. Egli non ha diritto veruno alla nostra riconoscenza.

Dell’atrocità di que’ tempi, e degli effetti dell’ignoranza e delle torture può esserne pure chiara testimonianza il fatto orribile di Isabella da Lampugnano, la quale, il giorno 22 di luglio del 1519, sulla piazza del castello, fu arruotata viva ed abbruciata. Si credette che per sola crudeltà ella colle lusinghe si facesse venir in sua casa i bambini, e loro togliendo il sangue, gli salasse e divorasse. Si asserì che la cosa venisse a sapersi, perchè una gatta di lei fu osservata avere in bocca la mano d’un bambino: Fu subito detenuta, dice il Prato, et stata per alcun tempo perseverante ne’ tormenti horribili, negando sempre il vero, finalmente confessò il tutto. La logica non permette di credere che si commettano siffatti orrori per sola crudeltà e senza un fine. La cognizione del cuore umano nemmeno consente di crederne preferibilmente capace una donna, più sensibile alla compassione che non è l’uomo. La ragione e la sperienza ci dimostrano che questa è una prova di più, che coll’uso dei tormenti horribili finalmente si costringe un innocente ad accusarsi di qualunque più chimerico delitto. Ci accaderà di trattarne più diffusamente, mi lusingo, in avanti, proseguendo la storia.

La condizione de’ Milanesi era assai infelice sotto il duro e dispotico governo del maresciallo Lautrec: aggravii indiscreti, indiscretamente percepiti: