Pagina:Storia di Milano II.djvu/231

Da Wikisource.

ut amplius quinquaginta millia hominum in urbe interirent, praeter alios innumerabiles qui in oppidis desiderati sunt. Questa insigne disgrazia forma una epoca per la storia di Milano. Se per lo passato la città, ricca, popolata, presentò i suoi cittadini animosi e non indegni della stima altrui, dopo questo colpo fatale la città stessa, misera, spopolata, languente, non mostrò più se non pochi cittadini, oppressi nell’animo, e destinati per le sciagure de’ tempi a invidiare la sorte de’ loro parenti uccisi dalla pestilenza. Così in fatti vedremo; e pur troppo duolmi di dover occupare l’animo mio delle luttuose avventure che dovrò riferire.

Carlo V per dare al re di Francia di che occuparsi nel suo regno, senza pensare al Milanese, spedì un corpo d’armati oltre i Pirenei. S’impadronì di Fonterabia, che si arrese al contestabile di Castiglia Inigo Velasco. Il comando di quell’armata venne in apparenza affidato al duca Carlo di Bourbon, e, secondo il trattato, dovevano occuparsi Forêt Beaujolis, Bourbonnois, Auvergne ed altri feudi del duca, il quale voleva rapidamente marciare a Lione, e così di slancio accupare la Francia meridionale, promessagli da Carlo V, confidandosi molto nel cuore de’ suoi sudditi, sdegnati contro l’ingiustizia del re, ed affezionati a lui ed alla sua casa. Ma Carlo V temeva ch’