Pagina:Storia di Milano II.djvu/303

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lasciati in libertà con un giubbone ed un bastone bianco in mano935. Frattanto un altro corpo di Francesi, comandati dal conte di San Pol, entra in Lombardia, prende Sant’Angelo, Marignano, Vigevano, ricupera Pavia, e si presenta a Milano. Ma il pericolo di perder Genova fece sì che i Francesi colà celeremente si trasferissero. Genova, col l’aiuto dell’immortale Andrea Doria, scosse ogni giogo straniero, e soppresse lo spirito di fazione in guisa che non vi rimase più dopo quell’epoca vestigio alcuno de’ Guelfi e Ghibellini, nè degli Adorni e dei Fregosi. Si riconciliarono le famiglie, si formò un sistema politico, cioè un determinato corpo presso di cui risiedesse la sovranità, si stabilì il numero delle cariche e l’autorità di ciascuna, e il metodo delle elezioni. Tuttociò fu per opera di Andrea Doria, che ricusò ogni carica. (1529) Da quel punto Genova diventò libera e repubblica, e i Francesi la perdettero per sempre. Il conte di San Pol, di ritorno dalla infausta spedizione di Genova, ridusse il Leyva alle sole città di Milano e Como; il rimanente non era più dell’imperatore. Leyva coglie il momento in cui il conte di San Pol coi Francesi era a Landriano, avendo staccato una parte de’ suoi; lo batte, lo prende prigioniero coll’artiglieria e tutte le bagaglie; i Francesi furono totalmente disfatti936. Il Leyva era tormentato dalla podagra, ed era portato sopra una sedia da quattro uomini.