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capo primo 185

fino alle rive del Baltico, diè impulso, norma e nome la memoria di Roma consolare. Durano i nomi più che le cose, è col volger degli anni s’adattano i medesimi nomi a cose che si credono dai più le me­desime, e che pur sono diverse.

I Romani chiamavano liberi que’ popoli a cui dopo la conquista permettevano di vivere colle leggi e coi magistrati loro proprii, sebbene avessero, massime in occasion di guerra, qualche dipendenza da Roma. Onde si vede che cotal libertà si facea consistere nell’autonomia.

I comuni del medio evo si chiamavano liberi quando erano immediatamente soggetti al Cesare germanico che si chiamava re od imperador de’ Romani, e non ad una schiatta d’altri principi che riconoscessero essi medesimi la superiorità imperiale; quando ave­vano essi principi per colleghi nell’obbedienza a Cesare, e non per signori: e liberi si riputavano ugualmente, sia quando un capitano, legalo o vicario imperiale, li governava, sia quando, come più spesso accadeva, stante l’ordinaria lontananza e l’abituai povertà dell’imperatore, cacciato il ministro impe­riale, si reggeano solamente per magistratura di cit­tadini, cioè per consoli.

Consoli, con nome e con imitazione romana, chia­ marono quattro, sei, otto cittadini eletti ad ammini­ strare per tempo determinalo i pubblici affari, di po­litica e di giustizia. Consoli del comune chiamavansi