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246 libro terzo

erano essi l’abbate di Susa, uscito di prigione per ri­scatto, Jacopo marchese del Carretto, Nicoloso e Ludovico Fieschi.

Le trattative con Asti durarono assai, e dier luogo a molte convenzioni. Perocché la grand’ira de’ fra­telli di Tommaso che a niuna concessione si lasciavan piegare; e le rappresaglie che in Savoia, in Borgogna, nel Lionese, in Francia conti nuavansi a danno degli Astigiani, teneano questi ultimi in agitazione e in sospetto, e parea loro di non essere mai abbastanza sicuri.

Un primo accordo fu conchiuso in Asti il 5 di no­vembre del 1256. Jacopo del Carretto promise a nome del conte Tommaso che questi, venendo trasferito in Asti, non ne uscirebbe senza licenza del podestà: e, ottenendola, il Carretto darebbe uno de’suoi fi­gliuoli in ostaggio e due de’ suoi castelli in deposito per sicurtà del ritorno: che Tommaso dismetterebbe al comune Sommariva del Bosco e Caramagna che avea comprate dai signori di Lucerna; perdonerebbe ai Torinesi ogni ingiuria e ogni danno; rinunzierebbe ogni ragione che avesse sulla città; renderebbe loro Collegno e Montosolo; ed agli Arpini (cittadini tori­nesi) il castello d’Alpignano. Di Moncalieri farebbe omaggio al comune d’Asti, come Io facea per Vigono; e da Moncalieri e Cavorei lo in fuori non acquiste­rebbe altra terra alla destra del Po. Gli Astigiani non pagherebbero a Moncalieri tolta, nè pedaggio.