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Questo suolo e questo popolo, che prendono suo nome da Lodi, picciola sì, ma una bella e ben posta città sopra l’elevata sponda dell’Adda, vicina a Milano e Pavia egualmente forse a venti miglia, ora prendo a narrare dagli antichissimi tempi.

E perchè le prime prime notizie ci sono molto generali ed oscure, non vorremo crearle nè trovarle questionando per congetture, od al contrario passarle senza dirne parola. L’una, cosa sazievole e tediosa senza profitto, anzi troppo facile corrompitrice del vero; l’altra non soddisfa e tiene incerta la mente di chi legge. Ho scelto però di prendere le notizie dal punto più lontano che si possa attingere, e di ridirle continuatamente, ancora che le nostre particolari ora sieno incerte molto, ora interrotte.

Ma per ottenere il proposito mi attaccai alle vicende di nazioni intere, e seguendole narrai le nostre, ora spiccate e certe quando mi spiccavano fuori, ora, quando dubbiose, accennai brevemente al dubbio, e quando poi non potevansi discernere, per non romperne la traccia toccai altre vicende relative, continuando così la narrazione insino a che venisse nuovamente fuori qualche cosa del nostro, pensando che il lettore, meglio che distaccarsi dalla narrazione, ami sentirsi ripetere delle cose note per seguire le altre nel bujo, dove, come ruscello in fiume, si confondono, non si perdono punto.

A questo modo la nostra istoria, che debb’essere coerente alla generale d’Italia, talora escirà fuori con del suo, talora rientrerà a guisa di filo nell’orditura di una tela, ed assumerà, io spero, quel carattere suo proprio che deve distinguerla dalle altre. Il quale, più che dai grandi fatti, dipende da tante picciole e quasi non percettibili particolarità tutte insieme.