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riferite a James da persone indiscrete, ma l’aria di corruccio, che papà Tim mostrava in vederlo, non facevan breccia nell’animo suo. Contentavasi d’alzare le spalle e diceva con aria soddisfatta, che possedeva uno specifico per metter fine a quelle insignificanti diatribe.

— Ma, James, dicevagli un amico e suo intimo consigliere, pensi tu che Grazia, possa nudrir amore per te?

— Non ne so nulla, rispose il nostro eroe, in tuono di perfetta certezza.

— Ma tu non puoi sposar Grazia, se papà Tim vi s’oppone.

— Poh! Papà Tim avrà stima di me, purchè me ne prenda voglia.

— Prima di tutto, v’abbisognerà rinunziare al flauto, te ne prevengo.

— Fa, sol, la! m’ingegnerò a far sì ch’egli ami il mio flauto come la mia persona.

— Ma in qual modo?

— Farò uso de’ miei mezzi, disse il nostro eroe con franchezza.

— Ebbene, James, io posso ora accertarti che così parlando, mostri di conoscere assai poco papà Tim; è la più strana creatura al mondo.

— Io conosco meglio papà Tim di chicchessia; non è cattivo, più di me e te, e quanto allo spirito di contraddizione che gli si attribuisce, basta, per distruggerlo, di mostrargli che egli siegue liberamente la sua strada, mentre ti tien dietro sulla tua; è la più facil cosa.

— Sarà bene, disse l’amico; ma io non son del tuo parere.