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Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/234

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228 notte decimaterza

preso, o da superfluità d’umori cattivi. Imperciò che quando l’uomo si trova per la stanchezza o per lo gran calore sudato, debbe immantinenti asciugarsi, acciò che quella umidità che è uscita fuori del corpo, piú dentro non ritorni, e generi l’infermità. Poi l’uomo dee tenere i piedi caldi, acciò l’umidità e freddura, che rende la terra, non ascenda allo stomaco, e dallo stomaco al capo, e generi dolor di capo, mala disposizione di stomaco e altri innumerabili mali. Il viver da bestia, è che l’uomo diè mangiare cibi appropriati alla complessione sua, sí come fanno gli animali irrazionali, i quali si nudriscono di cibi convenevoli alla natura sua. E piglio l’esempio dal bove e dal cavallo, ai quali se noi appresentiamo un cappone, un fasciano, una pernice, o la carne di buon vitello o di altro animale, certo non vorranno mangiare, perchè non è cibo appropriato alla natura loro. Ma se li porrete dinanzi il fieno e la biada, per cibo convenevole a sè, subito la gusteranno. Ma date il cappone, il fasciano e la carne al cane over al gatto, subito la divoreranno, perchè è cibo appropriato a loro; ma per contrario lascieranno il fieno e la biada, perchè non li conviene per esser contrario alla natura loro. Voi adunque, signor mio, lascierete i cibi, che alla natura vostra non si convengono, e abbracciarete quelli che alla complessione vostra sono convenevoli; e cosí facendo, viverete sano e lungamente. — Piacque molto al re il consiglio datoli da Gotfreddo, e prestandoli fede, a quello s’attenne; e data licenzia agli altri medici, lo ritenne appo di sè, avendolo in molta riverenza per le sue degne virtú, e di povero lo fece ricco, sí come egli meritava, e solo rimasto alla cura del signore, felicemente visse. —