Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/144

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l’infernal abisso? Dovevate voi essere più prudente e savio e tenere la lingua tra’ denti, perciò che un buon tacere non fu mai scritto. — Ditemi almeno, compare, disse messer Gasparino; chi fu colui che in tanto travaglio vi puose? — Abbiate pazienza, rispose il Demonio, perciò che non posso nè ve lo voglio dire. Or partitevi di qua, e non aspettate altra risposta da me. E quasi mezzo sdegnato lasciò il Duca più morto che vivo. Essendo dopo alquanto spazio il Duca rivenuto, disse messer Gasparino: Signor Duca, state di buon animo, che tosto sentirete la vostra liberazione. Io non voglio altro per ora da voi, se non che fate che domattina s’appresentino al palazzo tutti i musici e sonatori, e che sonino tutte le campane della terra e siano tratte tutte le artigliarie della città, e che unitamente facciano grandissima allegrezza e trionfi: e quanto più strepito faranno, tanto più contento ne sarò; e poi lasciate l’impaccio a me. E così fu fatto. Venuta adunque la mattina seguente, e andatosene messer Gasparino al palazzo, cominciò scongiurare lo spirito del Duca; e mentre che lo scongiurava, si incominciorono sentire per la città trombe, nacchere, tamburi, baccini, campane, artigliarie e tanti stromenti musichi che ad un tempo sonavano, che pareva che ’l mondo venisse a fine. E seguendo messer Gasparino il suo scongiuro, disse il Demonio: Deh, compare, che vuol dire tanta diversità de stromenti con sì confuso strepito, che mai più non gli ho sentiti? A cui rispose messer Gasparino: Non lo sapete voi, compare mio? — No, disse il Demonio. — E come no? rispose messer Gasparino. — Perciò che noi, velati di questi corpi umani, non possiamo intendere nè sapere il tutto, che troppo grossa è questa materia corporale. — Dirovvelo brevemente, rispose messer Gasparino, se paziente