Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/150

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che io me ne vado alla fonte per attingere dell’acqua, io trovo messer Simplicio e gli do il buon giorno, ed egli mi risponde: Ticco. Io ho più e più volte considerata tal parola, nè mai mi ho possuto imaginare che si voglia dire, Ticco. — E tu, disse Ghirotto, che gli hai risposto? — Io, disse Giliola, nulla gli ho mai risposto. — Ma fa, disse Ghirotto, che se egli più ti dice: Ticco, che tu gli risponda: Tacco; e vedi e attendi bene a quello che egli ti dirà, e non gli risponder altro, ma vientene secondo l’usanza tua a casa. Giliola, alla solita ora andatasene alla fonte per acqua, trovò messer Simplicio, e diegli il buon giorno. Ed egli, secondo l’uso suo, — Ticco, le rispose. E Giliola replicando sí come il suo marito ammaestrata l’aveva, disse: Tacco. Allora messer Simplicio tutto invaghito, e pensando che ella dell’amor suo se ne fusse aveduta, ed imaginandosi di averla à suoi comandi, prese alquanto di ardire, e disse: Quando vengo? Ma Giliola, sí come il marito imposto le aveva, nulla rispose: e ritornata a casa, ed addimandata dal marito come andata era la cosa, disse che ella fatto aveva tanto quanto egli le aveva ordinato, e che messer Simplicio detto le aveva: quando vengo? e che ella altro non gli aveva risposo. Ghirotto, che era uomo astuto, quantunque contadino fusse, ed agevolmente comprendeva le parole di messer Simplicio, tra sè molto si turbò, ed imaginossi quelle parole importar altro che infilzar perle al scuro: e disse alla moglie: Se tu vi torni più, ed egli ti dica: quando vengo? rispondeli: questa sera: e ritorna a casa, e lascia far a me. Venuto adunque il giorno seguente, Giliola secondo l’usanza sua andò per cavare l’acqua della fonte, e trovò messer Simplicio che con sommo desiderio l’aspettava, e dissegli: Buon giorno, messere.