Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/197

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pinqua roina, se ne girono al palazzo delle due matrone; le quali con benigne accoglienze e onesti modi onoratissimamente le ricevettero: mostrandogli le ampie loggie e spaziose sale e ben ornate camere, le cui mura erano d’alabastro e porfido fino, dove si vedevano figure che vive parevano. Veduto che ebbero il pomposo palazzo, la bella giovane, accostatasi al Re, dolcemente lo pregò che si degnasse con la sua donna di voler un giorno con esso loro desinare. Il Re, che non aveva il cuor di pietra ed era di natura magnanimo e liberale, graziosamente tenne lo invito. E rese le grazie dell’onorato accetto che le donne fatto gli avevano, con la Reina si partì ed al suo palazzo ritornò. Venuto il giorno del deputato invito, il Re, la Reina e la matrigna, regalmente vestite ed accompagnate da diverse matrone, andorono ad onorare il magnifico prandio già lautamente apparecchiato. E data l’acqua alle mani, il siniscalco mise il Re e la Reina ad una tavola alquanto più eminente ma propinqua alle altre; dopo fece tutti gli altri secondo il loro ordine sedere: ed a gran agio e lietamente tutti desinarono. Finito il pomposo prandio e levate le mense, levossi Samaritana in piedi; e voltatasi verso il Re e la Reina, disse: Signor, acciò che noi non stiamo nell’ozio avvolti, qualcuno propona alcuna cosa che sia di piacere e contento. Il che tutti confirmarono esser ben fatto. Ma non vi fu però veruno che proponere ardisse. Onde vedendo Samaritana tutti tacere, disse: Dopo che niuno si move a dire cosa alcuna, con licenza di vostra maestà farò venire una della nostre donzelle, che ci darà non picciolo diletto. E fatta chiamare una damigella che Silveria per nome si chiamava, le comandò che prendesse la cetra in mano ed alcuna cosa degna di laude ed in onore del Re