Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/211

Da Wikisource.

— 179 —

gendo, acciò che s’attasentassi, la madre il pomo d’argento diede. Ma essendo per aventura dalla Sirena veduto, alla donna lo richiese in dono. Ma ella, stringendosi nelle spalle e vedendo che ’l era il trastullo del fanciullo, di donarglielo ricusava. A cui disse la Sirena: Se tu mi donerai il pomo che è vie più bello dell’altro, io ti prometto di mostrarti il tuo sposo sino alle ginocchia. La povera Doralice, desiderosa di vedere più avanti il suo diletto sposo, pospose l’amore del fanciullo, e lietamente glielo donò; e la Sirena, attesa la promessa, nell’onde s’attuffò. La donna tutta tacita e sospesa stavasi a vedere, nè alcun partito per liberare da morte il suo marito prender sapeva; ma toltosi in braccio il bambino che tuttavia piangeva, con esso lui si consolava alquanto. Il fanciullo, ricordatosi del pomo con cui sovente giuocava, si mise in sì dirotto pianto, che fu la madre da necessità costretta dargli il pomo d’oro. Il quale, veduto dallo ingordo pesce e considerato che sopra gli altri duo era bellissimo, parimente le fu richiesto in dono; e tanto disse e tanto fece, che la madre contra il voler del fanciullo glielo concesse. E per che la Sirena le aveva promesso di far vedere lo sposo suo intieramente tutto, per non mancar della promessa, s’avicinò alla galea; e sollevato alquanto il dorso, apertamente glielo mostrò. Fortunio, vedendosi fuori delle onde, e sopra il dorso della Sirena in libertà, tutto giolivo, senza interponere indugio alcuno, disse: Deh fuss’io un’aquila! E questo detto, subitamente aquila divenne; e levatosi a volo, sopra l’antenna della galea agevolmente salì: ed ivi, tutti i marinai vedendo, abbasso disceso, nella propria sua forma ritornò, e prima la moglie ed il bambino, indi la marinerezza