Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/346

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per sua mercè altro premio da loro non voleva, eccetto un paio di scarpe, le quali fussino convenevoli alla qualità e condizione di coloro che si davano seco amoroso piacere. Imperciò che se l’amante, che si sollazzava seco, era nobile, ella voleva le scarpe di veluto; si plebeo, di panno fino; si mecanico, di cuoio puro. Laonde la buona femina aveva un concorso tale e tanto, che la sua bottega mai vuota non rimanea. E perciò che ella era giovane, bella e appariscente, e picciola era la dimanda, che ella per guidardone richiedeva, tutti i Pistoiesi volontieri la visitavano, e seco parimente si solazzavano prendendo gli ultimi desiderati frutti d’amore. Aveva madonna Modesta per premio delle sue tante dolci fatiche e sudori omai empiuto un amplissimo magazzino di scarpe; ed eravi tanto grande il numero delle scarpe, e di ogni qualità, che chi fusse stato a Vinegia, e cercato avesse ogni bottega, non arrebbe trovata la terza parte a comparazione di quelle che vi erano nel magazzino suo. Avenne che a messer Tristano suo marito faceva bisogno del magazzino per metter dentro certe sue robbe mercatantesche, che per avventura allora gli erano sopragiunte da diverse parti; e chiamata madonna Modesta, sua diletta moglie, le chiese le chiavi del magazzino. Ed ella astutamente, senza far iscusazione alcuna, gliele appresentò. Il marito aperse il magazzino; e credendosi trovarlo vuoto, lo trovò pieno di scarpe — sì come abbiamo già detto — di diverse qualità. Di che egli rimase tutto sopra di sè, nè imaginare si poteva dove procedesse una copia di tante scarpe; e chiamata la moglie a sè, interrogolla dove procedevano quelle tante scarpe, che nel magazzino si trovavano. La savia madonna Modesta gli rispose: Che vi pare, messer Tristano, marito mio? Pensavate forse voi di esser