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86 PARTE PRIMA

e parlava in nome di un corpo costituito, benchè riluttante col capo dello Stato. Non già proposte recar doveva essa ai Potentati, ma sì preghiere, alquanto però avvalorate dalla dignità del corpo che le proferiva. La terza, infine, rappresentava un’autorità usurpata, una rivoluzione intrapresa ed operata contro il capo dal quale procedeva la prima deputazione, e il quale era il solo che potesse tuttora trattare da pari a pari coi Sovrani alleati, e contro il corpo costituito da cui procedeva la seconda deputazione, e che poteva solo in certo qual modo legalmente eredare la potestà strappata al principe.

La rivoluzione, come abbiam detto, era trionfante in Milano, e tutti i disegni dei rivoluzionari erano stati coronati da un pieno esito. Il senato era abolito, il paese dichiarito contro il governo italo-francese; l’armistizio stipulato dal principe Eugenio col maresciallo Bellegarde, annullato col fatto; un nuovo governo stabilito, voglioso di trattare direttamente in nome della contrada cui rappresentava, con le PP. AA. Giova ora sapere come fosse accolta al di fuori la notizia di questi avvenimenti.

L’arrivo a Mantova dei conti Guicciardi e Castiglioni, e le istruzioni del senato ch’e’ vi arrecavano, aveano chiarito il vicerè delle disposizioni del popolo milanese verso di lui, senza però immutarne (almeno in apparenza) i disegni. I deputati dell’esercito, ch’eran pure i suoi, doveano già allora esser giunti vicino a Parigi. E quelli del senato, che non poteano giugnere se non molto dopo, se doveano in fatto ricusare di dichiarirsi in suo pro, non aveano però a chiedere la sua esclusione