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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 27


costituisce in alcuni punti, specialmente in quest’ultima regione, strati aventi uno spessore di due a tre metri.

L’arenazzolo non si incontrò finora in nessuna solfara tra il minerale di zolfo ed i gessi ad esso superiori. Così appunto deve essere se questi gessi sono di origine lacustre e se la formazione dell’arenazzolo è dovuta all’invasione delle acque marine nei laghi solfurei. Segnando l’arenazzolo la base della formazione marina, gli strati ad esso superiori sono costituiti qualche volta da marne, e più generalmente da calcare marnoso a foraminiferi, il quale verso la base è associato spesso a tufo palombino.

Essendo l’arenazzolo in regola generale uno straticello di piccolissima importanza, non venne notato nelle sezioni rappresentate nella Memoria. Nelle sezioni che accompagneranno la Carta speciale del gruppo Gallizzi, Fioristella e^ Grottacalda sarà rappresentato per la grande importanza o potenza che assume in questa regione. In questa circostanza sarà modificata anche in parte la sezione della solfara Grottacalda indicata nella Fig. 14 della Memoria.

Trubi o Calcare marnoso a foraminiferi. — Lo studio e l’esame dei trubi nei gruppi solfiferi serve spesso alla determinazione della loro struttura. Essi sono quasi sempre in concordanza perfetta di stratificazione coi gessi e col calcare dell’epoca solfifera, e, mentre la stratificazione del calcare è difficile a riconoscere, quella dei trubi (pochi casi eccettuati) è facilmente determinabile.

Questo calcare è disposto in strati di spessore variabile da 5 centimetri ad un metro: in regola generale lo spessore de’ suoi strati è di 10 a 20 centimetri. La roccia si distacca secondo i piani di stratificazione e secondo due altre serie di piani paralleli normali al piano di stratificazione, formanti tra loro un angolo di 70° ad 80° variabile secondo l’inclinazione degli strati, in modo che i trubi, se questi piani fossero perfetti, assumerebbero la struttura di prismi a base romboidale aggiustati gli uni accanto agli altri. La base di questi prismi corrisponderebbe al piano di stratificazione, e la diagonale maggiore della base rappresenterebbe la linea di massima pendenza di questo piano. Allorché il deposito di questo calcare è stato un po’ tormentato, ed i piani di stratificazione sono poco visibili, si confondono con questi i piani a loro normali. Per potere riconoscere in tal caso i piani di stratificazione, conviene osservare che non tutti gli strati di trubi hanno lo stesso spessore, lo stesso colore e sopratutto la stessa durezza. Esaminando adunque le linee che presentano uno stesso spessore ed una stessa durezza, riconoscibili facilmente dalla vivacità e salienza degli spigoli e dalla facilità maggiore o minore a ridursi in detriti, si possono distinguere i piani di stratificazione dai piani che sono ad essi normali. La direzione degli strati è facilmente determinabile quando uno strato duro e resistente è in contatto con uno strato tenero e facilmente riducibile in detrito.

I trubi verso la loro base sono non di rado sostituiti da un calcare marnoso ed azzurro chiamato ora tufo palonibino, ora tufo semplicemente. H tufo palombino è generalmente più marnoso dei trubi, ed in conseguenza meno compatto e meno resistente: esso si distingue specialmente per,il suo colore grigio-oscuro, azzurrastro dovuto alla presenza di sostanze organiche. Lasciato all’aria, diventa meno