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tare stabilità di equilibrio se non hanno una scarpa leggerissima.

Se alle argille si togliesse mediante i drenaggi tutta l’acqua di cui sono impregnate e la funzione dei drenaggi fosse assi curata, e gli è certo che i terreni sarebbero in tal modo consolidati permanentemente.

I drenaggi sono non solamente utilissimi ma necessari per sottrarre alle argille tutta l’acqua che possono cedere sotto la loro azione, e senza l’ispezione e le istruzioni in scritto e specialmente orali degli Ingegneri Imperatori e Siben, le ferrovie si troverebbero ancora in condizioni di impossibile esercizio.

Ma ripeto non bisogna da ciò conchiudere che si possa fare a fidanza coi drenaggi tracciando le ferrovie in tali condizioni.

Allorquando le ferrovie sono costrutte e, per l’esecuzione di profonde trincee e di rilevati di notevole altezza, il terreno si è messo in movimento, bisogna ristabilire le condizioni di equilibrio.

Esse sono ristabilite se si aumenta sufficientemente l’aderenza delle argille o l’angolo di stabilità, togliendo l’acqua che diminuisce questa forza di aggregazione, col mezzo dei drenaggi.

Avendo avuto la fortuna di trattenermi cogli ingegneri Imperatori e Siben, dai quali molto appresi, credo di potere asserire che secondo essi il miglior modo di assicurare la stabilità di una ferrovia è di tracciarla in modo da non avere bisogno di ricorrere a grandi lavori di consolidamento, e specialmente di non avere bisogno di drenaggi molto profondi. Dove infatti fu possibile, nello stato di costruzione in cui si trovavano le ferrovie all’epoca della loro ispezione, modificarne il tracciato collocandole accosto alle acque (come nella valle di S. Pietro e specialmente a Fontanafredda ove confluiscono il torrente S. Pietro ed il Salito) difendendole con opere d’arte e con gettate anche in gesso (mancando migliore materiale) dalla corrosione delle acque, essi preferirono adottare il sistema suddetto, anzichè ricorrere al consolidamento del terreno franoso con opere di drenaggio.