Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/329

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che il dissidio in sé. Cosí aveva pianto non per la pittura di Alfio ma per il dissidio fra me e lui ch’essa aveva provocato. Odiava il dissidio, il dissidio che fra gli umani e specie fra padri e figli era inevitabile e che lei aveva saputo eliminare dalla numerosa compagnia dei suoi cani, gatti e uccelli, bestie cui dedicava la miglior parte della sua vita.

Un ubbriacone passava cantando solitario per il viottolo adiacente alla mia villa, che conduce alla montagna. Io conoscevo quell’ubbriacone. Lo avevo spiato tante volte. Il vino vivificava in lui l’istinto musicale ed egli vi si abbandonava intero procedendo senza malizia e senza fretta. Cantava solo due vecchie canzoncine, un repertorio molto ristretto, introducendovi delle lievi variazioni, tanto lievi che la sua ispirazione non poteva dirsi disordinata. Neppure la sua voce era disordinata, ma mite, debole, molto stanca. Com’era buono, contento del vino tracannato. E modesto! Cantare tanto senza pubblico.

E intanto che Antonietta piangeva io pensavo a quell’ubbriacone che aveva sciolto con tanta facilità il problema della vita. Di giorno il lavoro e la sera — non la notte — musica! Le lievi note s’allontanarono e sparvero.

«Poverino!» singhiozzò Antonietta.

«Chi?» domandai io temendo assai parlasse ancora di Valentino.

«Quel poverino che canta con tanta tristezza sul viottolo» mormorò lei. «Deve aver perduto qualcuno e si consola col vino.»

A me sembrò esagerato di credere che tutti quelli che si ubbriacano lo facciano perché hanno perduto qualcuno, per quanto non sarebbe impossibile di crederlo con le tavole statistiche alla mano. Ma le fui molto grato di aver parlato del povero musicante solitario e non del defunto Valentino. Mi poggiai anch’io piú dolcemente su lei e con uno slancio generoso le proposi di abbandonare la sua casa derelitta e venir a stare da noi con Umbertino. Dapprima Antonia rifiutò con tanta violenza ch’io non osai d’insistere. Ma Augusta aveva levato la testa e mostrava la sua faccia netta d’abbattimento: