Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/380

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che io non ne voglio piú sapere di te e che non ci vedremo piú!».

Essa mi guardò sorpresa e per vedermi meglio s’allontanò da me pendendo per un momento ancora piú fortemente per indietro. A dire il vero un atteggiamento strano, ma che le dava una certa grazia di persona sicura che sa conservare l’equilibrio piú difficile.

«Come vuoi» disse stringendosi nelle spalle. Poi, per essere sicura di avermi inteso bene, al momento di aprire la porta, mi domandò: «Dunque non ci vediamo piú?». E mi guardò scrutando la mia faccia.

«Certo, non ci vediamo piú» dissi io con qualche stizza. M’accingevo a scendere le scale quando rumorosamente si avvicinò alla porta il grosso Misceli urlando: «Aspetta, aspetta, vengo anch’io con te. Ho già detto anch’io alla signorina quante sigarette sport m’occorrono. Cento. Come a te». Scendemmo insieme le scale mentre Felicita dopo una lunga esitazione di cui mi compiacqui rinchiuse la sua porta.

Scendemmo la grande erta che conduceva a piazza Unità, lentamente, attenti di mettere i piedi a posto. Sull’erta egli, piú pesante, appariva certamente piú vecchio di me. Ci fu anzi un momento in cui incespicò e minacciava di cadere, ed io prontamente lo soccorsi. Non mi ringraziò. Era un po’ affannato ed il travaglio su quell’erta non era ancora finito. Perciò, solo perciò non parlava. Tant’è vero che quando giungemmo in pianura dietro al palazzo municipale, sciolse lo scilinguagnolo e parlò: «Io, le sport non le fumo. Ma è la sigaretta preferita dal nostro popolo. Ho un regalo da fare al mio falegname e allora volevo procurarmene di buone di quelle che la signorina Felicita sa procurare». Adesso che parlava non sapeva piú procedere che passo a passo. Si fermò del tutto per frugare una tasca dei suoi pantaloni. Ne trasse una scatola d’oro da sigarette; premette un bottoncino e la scatola si spalancò. «Ne vuoi una?» domandò. «Sono denicotinizzate.» Io accettai e mi fermai anch’io per accenderla. Egli era fermo solo per ritrovare il posto alla scatola nella sua saccoccia. Ed io pensai: “Poteva darmi un rivale che fosse