Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/163

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Giovanni, perfettamente rimessosi dalla fatica della sua dura lotta, era apparso accanto alla cassa, ch’egli più non poteva temere, essendoci già stato (anche questo era legge laggiù). Si teneva eretto in piena luce, guardando ora l’Alberi che boccheggiava e minacciava, ed ora me, che alla cassa lentamente m’avvicinavo.

Urlai: — Giovanni! Aiutami a tenerlo dentro. Ti darò del denaro. — Tutta la grotta rimbombò del mio urlo, e parve una risata di scherno. Io intesi. Era vano supplicare. Nella cassa non doveva morire nè il primo che v’era stato ficcato, nè il secondo, ma il terzo. Anche questa era una legge della grotta, che come tutte le altre, mi rovinava. Era poi duro che dovessi riconoscere che non era stata fatta in quel momento per danneggiare proprio me. Anch’essa risultava da quell’oscurità e da quella luce. Giovanni neppure rispose, e si strinse nelle spalle per significarmi il suo dolore di non poter salvarmi e di non poter vendermi la salvezza.

E allora io urlai ancora: — Se non si può altrimenti, prendete mia figlia. Dorme qui accanto. Sarà facile. — Anche questi gridi fu-