Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/298

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Perciò non s’allontanò di troppo dal giardino natìo, il mondo che conosceva, e, pensieroso, ne fece il giro. Così capitò dinanzi alla siepe dell’altro giardino.

— Se la madre fosse qui dentro — pensò — la troverei subito. — Sottrattosi all’imbarazzo dell’infinito spazio, non ebbe altre esitazioni. Con un balzo attraversò anche quella siepe, e si trovò in un giardino molto simile a quello donde veniva.

Anche qui v’era uno sciame di pulcini giovanissimi che si dibattevano nell’erba folta. Ma qui v’era anche un animale che nell’altro giardino mancava. Un pulcino enorme, forse dieci volte più grosso di Curra, troneggiava in mezzo agli animalucci coperti di sola peluria, i quali — lo si vedeva subito — consideravano il grosso, poderoso animale quale loro capo e protettore. Ed esso badava a tutti. Mandava un ammonimento a chi di troppo s’allontanava, con dei suoni molto simili a quelli con cui la contadina nell’altro giardino usava coi proprii pulcini. Però faceva anche dell’altro. Ad ogni tratto si piegava sui più deboli coprendoli con