Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/104

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rete; Giulia, seduta in faccia, perfettamente isolata, centellinava da un bicchierino un liquor trasparente e denso. Ma, tuttavia, ad onta della grande attenzione che ci metteva, ella era meno distratta degli altri due. Fu lei ad accorgersi del Balli e a dar l’allarme. Troppo tardi. Egli s’era potuto accorgere che le due mani s’erano unite di nuovo sotto il tavolo ed era stato colpito dall’espressione affettuosa con cui Angiolina guardava l’ombrellaio. Emilio aveva ragione; quegli occhi crepitavano come se nella loro fiamma qualche cosa bruciasse. Il Balli invidiò l’ombrellaio. Come egli si sarebbe trovato meglio a quel posto che non al proprio!

Giulia lo salutò: — Buona sera! — Egli fu indignato all’accorgersi ch’ella si aspettava di essere avvicinata da lui. Per poter stare con Emilio e con Angiolina egli l’aveva sopportata per una sera. Lentamente uscì, salutando Angiolina con un breve cenno del capo. Ella s’era quasi rannicchiata al suo posto per sembrare lontana dal suo compagno e guardava il Balli con grandi occhi espressivi, pronta a sorridergli solo ch’egli gliene avesse dato l’esempio. Ma egli non sorrise e, guardando altrove, senza rispondere ad un saluto dell’ombrellaio, passò oltre.

— Come siamo stati espressivi! — pensò. — Ella m’ha pregato di non parlare ad Emilio di quest’incontro ed io le ho risposto che gliene avrei parlato non appena lo avessi veduto.

Guardò di nuovo l’ombrellaio, in mezzo a quella