Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/148

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timento, oppure il segreto d’Amalia? Guardò l’amico e lo vide ancora più eccitato di quanto le sue parole avessero potuto far supporre. Era molto rosso, e i suoi occhi azzurri guardavano torbidi nel vuoto. Pareva che improvvisamente si fosse accaldato, perchè aveva provato il bisogno di denudare l’alta fronte spingendo il cappello verso la nuca. Evidentemente l’aveva con lui; le arti impiegate per celare il proprio rancore dietro supreme ragioni di famiglia non erano bastate.

Allora egli fu preso da una puerile paura di perdere l’amico. Separatosi da Angiolina e dal Balli, egli non avrebbe più potuto sorvegliarli, ed essi, certo, si sarebbero prima o poi ritrovati. Risoluto, si attaccò affettuosamente al braccio del Balli: — Senti, Stefano. Capirai che, se io ti ho parlato a questo modo, debbo esservi stato spinto da ragioni fortissime. Per me è un grande sacrificio di rinunciare a vederti più spesso in casa mia. — Si commosse al timore di non riuscire a commuovere l’amico.

Il Balli si mitigò subito: — Ti credo — gli disse — ma ti prego di non nominarmi mai più quella tua vecchia parente. Strano che avendo a parlarmi di cose tanto serie, tu abbia provato il bisogno di dirmi delle bugie. Parla adesso con franchezza. — Riacquistata la sua calma, ritrovò intero l’interesse amichevole che aveva portato sempre agli affari di Emilio. Che cosa succedeva di nuovo a quel disgraziato?