Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/150

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Fu lui a chiedere scusa del movimento d’ira che aveva avuto. Fu sincero come sempre: — Se non ci fosse stata una novità tale, quale io non potevo supporre, questa sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti. Figurati: credevo che nella tua pazzia per Angiolina, tu non mi sapessi perdonare la simpatia ch’io le avevo ispirata, e cercassi un pretesto per aver lite con me.

Emilio fu colto da un profondo malessere. Il Balli gli aveva spiegati gl’intimi moventi della sua mala azione. Protestò energicamente, tanto che il Balli dovette chiedergli scusa di quel sospetto, ma verso se stesso quell’energia mancò d’efficacia. Per un istante fu tutto col pensiero ad Amalia: — Strano! Angiolina aveva parte nel destino della sorella. — Si quietò dicendosi che col tempo avrebbe saputo riparare, facendo prima di tutto capire al Balli quale essere stimabile fosse Amalia, e dedicando poi a quest’ultima tutto il proprio affetto.

Ma come darle una prova di tale affetto nello stato in cui egli si trovava? Anche quella sera stette parecchio tempo fermo dinanzi al tavolo su cui aveva sperato di trovare una lettera di Angiolina. Guardava quel tavolo come se avesse voluto farne scaturire una carta. Il desiderio di Angiolina era aumentato in lui. Perchè veramente? Ancora più che il giorno prima sentiva quanto fosse vano e triste il gioco di tenersi lontano da lei. Oh, gioconda Angiolina! Ella non dava a nessuno dei rimorsi.

Poi, quando nella stanza vicina percepì chiara e