Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/218

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beato poco prima. Era dunque chiaro perchè si fosse lasciata tanto docilmente accarezzare in presenza del Balli. Come era sottomessa allo scultore! Per lui sapeva rinunziare alle sue affettazioni d’onestà e a tutte quelle menzogne da cui Emilio non sapeva liberarsi. Col Balli ella era tutt’altra. Col Balli che non la possedeva, ella si smascherava, con lui no!

La mattina di buon’ora egli corse da Angiolina, ansioso di vedere come sarebbe stato trattato quando Stefano non c’era. Ottimamente! Ella stessa, dopo essersi accertata ch’era lui, gli aperse la porta. Di mattina era più bella. Il riposo di una sola notte bastava a darle l’aspetto sereno di vergine sana. La vestaglia bianca di lana, rigata di turchino, un po’ consunta, secondava docile le forme precise del suo corpo e le lasciava nudo il bianco collo.

— Disturbo? — chiese lui, fosco, trattenendosi dal baciarla per non togliersi la possibilità di trovare uno sfogo nel litigio che meditava.

Ella neppure s’accorse di tutta quella musoneria. Lo fece entrare nella sua stanza: — Vado a vestirmi perchè alle nove debbo trovarmi dalla signora Deluigi. Tu intanto leggi questa lettera — e nervosamente levò una carta da un canestro — leggila attentamente e poi mi consiglierai. — Si rattristò e le si empirono gli occhi di lagrime: — Vedrai cosa avviene. A te racconterò tutto. Sei il solo che mi possa consigliare. Ho raccontato tutto anche a mamma, ma essa, poveretta, non ha che gli occhi per piangere. — Uscì, ma rientrò subito: — Bada per il caso