Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/221

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tre prove: era stata con lui tutte le sere che non aveva dovuto andare dalla Deluigi; non possedeva un solo straccio che potesse servire a mascherarsi, ed anzi contava sul suo aiuto per provvedersi del necessario per la mascherata che avevano progettata. Non convinse Emilio, ormai sicuro ch’ella era stata tutto quel carnevale frequentatrice assidua dei veglioni, ma dalle tante prove portate con un calore seducente, egli fu rabbonito. Ella non s’offendeva dell’offesa fattale d’aver dubitato di lei. Ella s’attaccava a lui, cercava di convincerlo e di commuoverlo, e il Balli non c’era!

Poi capì ch’ella aveva bisogno di lui. Ella non voleva ancora lasciar libero il Volpini e, per tenerlo, contava sui consigli d’Emilio, nel quale aveva l’enorme fiducia che hanno gli incolti per i letterati. Quest’osservazione non tolse ad Emilio la soddisfazione per l’affetto che gli era offerto, perchè era sempre meglio che doverlo al Balli. Volle anche meritarsi quelle espansioni e si mise a studiare con tutta serietà la questione che gli era sottoposta.

Dovette subito accorgersi ch’ella la comprendeva meglio di lui. Con grande accortezza ella osservò che per sapere come si dovesse comportarsi, bisognava prima di tutto sapere se il Volpini credesse nelle notizie ch’egli dava per sicure o se avesse scritta quella lettera tentando con essa di appurare vaghe voci raccolte; e poi, l’aveva scritta con la ferma intenzione di prendere congedo, oppure per minaccia e pronto a cedere al primo passo che Angiolina avrebbe fatto