Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/261

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cui s’accorgeva che per Angiolina egli aveva dimenticato tutti i suoi doveri, ella lo tradiva col Balli. L’unica differenza fra le ire che lo avevano colto altre volte e quella che gli toglieva ora il respiro, era ch’egli non poteva pensare di vendicarsi di quella donna altrimenti che con l’abbandono. Nella sua mente abbattuta non capiva più l’idea della vendetta. Gli avvenimenti si sarebbero svolti esattamente come se il Balli non gli avesse detto niente. Non gli era riuscito di celare la sua sorpresa dolorosa. — Te ne prego — disse con un calore che non tentò di mitigare — raccontami quello che è avvenuto.

Il Balli protestò: — Oltre alla vergogna di aver dovuto fare una volta in mia vita da casto Giuseppe, non voglio mica avere anche quella di consegnare alla storia tutti i particolari della mia avventura. Tu però sei definitivamente perduto, se in una giornata simile vai ancora col pensiero a quella donna.

Emilio si difese. Disse che già dalla mattina aveva deciso di abbandonare Angiolina, e che perciò le parole del Balli avevano potuto addolorarlo solo per il rimpianto di aver dedicato ad una simile donna tanta parte della propria vita. Stefano non doveva credere ch’egli sarebbe andato a quell’appuntamento con l’intenzione di fare una scena ad Angiolina. Sorrise debolmente. Oh, ne era tanto lontano! Anzi le parole del Balli avevano avuta tanto poca efficacia su di lui ch’egli non credeva di essere più risoluto