Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/291

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I singhiozzi erano certo sinceri; la scuotevano tutta fino ad impedirle il passo.

— Buon giorno, signor Brentani — gli disse, entrando con un bell’inchino e offrendogli la mano, la sorella d’Angiolina. — Mamma è andata di là perchè sta poco bene. Se ella vuole ritorni un altro giorno.

— No! — disse Emilio solennemente come se stesse per abbandonare Angiolina. — Io non ritornerò mai più. — Accarezzò i capelli della fanciulla, più scarsi, ma del colore identico di quelli di Angiolina — Mai più! — ripetè, e con intensa compassione bacio la fanciulla sulla fronte.

— Perchè? — domandò lei gettandogli le braccia al collo. Stupefatto egli si lasciò coprire la faccia di baci tutt’altro che infantili.

Quando riuscì a togliersi da quell’abbraccio, la nausea aveva distrutta in lui qualsiasi commozione. Non sentì alcun bisogno di continuare la predica incominciata e se ne andò dopo di aver fatta una carezza paterna, indulgente alla fanciulla, ch’egli non voleva lasciare afflitta.

Una grande tristezza lo colse quando si trovò solo sulla via. Sentiva che la carezza fatta per compiacenza a quella fanciulla segnava proprio la fine della sua avventura.

Egli stesso non sapeva quale periodo importante della sua vita si fosse chiuso con quella carezza.

Lungamente la sua avventura lo lasciò squilibrato, malcontento. Erano passati per la sua vita l’amore e