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114 DEGLI ANNALI

egli e Druso entrassero in Roma ovanti1; e si fecero archi alle latora del tempio di Marte Vendicatore co’ ritratti de’ Cesari. E Tiberio gioiva d’aver fermato la pace col sapere, ansi che vinto la guerra con le battaglie. Onde pensò di carpire al sì con l’astuzie Rescupori re di Tracia. Tenne tutto quel paese Remetalce, alla cui morte Augusto divise la Tracia tra Rescupori fratello e Coti figliuolo di quello. Le città, il coltivato e ’l vicino alla Grecia toccò a Cuti; lo sterile, aspro e confine a’ nemici, a Rescupori; secondo loro nature, quegli benigno e lieto, questi atroce, avido, e non pativa compagno. Dapprima s’infinse contento: e poi passava in quel di Coti, facevalsi suo, e, se gli era conteso, usava la forza; destreggiando, vivente Augusto, per paura di lui, lo cui lodo spregiava: morto lui, vi mandava masnadieri a rubare: rovinava castella per guerra attizzare.

LXV. Tiberio, la cui maggior cura era che le cose acconce non si guastassero, mandò un centurione a dir loro: Che non disputassero con l’armi. Coti li-

  1. Nel trionfo, maggiore lo generale vittorioso entrava in Roma coronato d’alloro, in carro tirato da quattro cavalli, sagrificava tori. Nel secondo, con corona di mortine, più venerea che marziale, a piede, col popol dietro gridante per letizia O o o o. Però si diceva questo trionfo Ouazione, e ooare, e per agevol pronunzia, ouare, o vero ovare per v consonante; benché Plutarco dica ab ove, cioè dalla pecora, che in questo trionfo si sacrificava, come nel maggiore il toro. O vero esprimevano la parola greca δυασμδν, che significa grido. Onde le Baccanti, che gridavano Evoé, si dicevano Evanti. Il terzo trionfo erano le insegne trionfali. Vedi frate Noferi Panvini, Dell’uso e ordine de’ Trionfi. E in Agellio le cagioni loro, l. 5, cap. 6.