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192 DEGLI ANNALI

d’ambo i quali l’amicizia di Germanico fu la rovina; e di Silio più, che avendo governato un grosso esercito sette anni, acquistato le trionfali in Germania, vinto Sacroviro, quanto maggior macchina era, con più spavento degli altri cadeva. Offese Tiberio ancor più lo suo tanto vantarsi dell’essere stati i soldati suoi sempre ubbidienti, quando gli altrui sediziosi: e che egli non sarebbe imperadore, ogni po’ che avessero scherzato anche le sue legioni. „Adunque (diceva Tiberio) io sono niente; non lo potrò mai ristorare.„ Perchè i benefici rallegrano in quanto si posson rendere; gli eccessivi si pagano d’ingratitudine e d’odio1.

XIX. Era moglie di Silio Sosia Galla, odiata dal principe, perchè Agrippina l’amava; questi due risolvè assalire e Sabino prolungare. Varrone consolo non si vergognò ubbidire a Seiano in dar la querela con la sentenza, che i Padri loro eran nimici. Chiedendo il reo tempo breve, che l’accusatore uscisse di consolo, Cesare disse: „Che l’aggiornare le parti stava a’ magistrati; nè si poteva menomare la balìa del consolo, nella cui vigilanza consiste che la repubblica non riceva danneggio.„ Era proprio di Tiberio con simiglianti parole prische ricoprire le malvagità sue nuove. Fece dunque gran ressa di ragunare i Padri, quasi a giudicar s’avesse

  1. Perciò fugge il fallito, benché accordato, la faccia del creditore; e lo scampato dallo affogare non può vedere lo scampatore, per primo moto e impeto di natura. Nè il ministro del proprio malefìcio si può patir di vedere; perchè lo ricorda, rimprovera, come Aniceto a Nerone, la morte della madre.