Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/236

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LIBRO QUARTO 229

pronunziò doversi chiedere a Tiberio che chiarisse di chi egli temerà, e lasciasse fare a loro. Non ebbe Tiberio virtù (secondo lui) sì amica come l’infìngere; però gli seppe agro quel ch’ei copriva, scoprirsi. Ma Seiano il mitigò; non per giovare a Gallo ma perchè il principe desse fuori mai più que’ nomi; sapendo con che tuoni e folgori di parole e fatti, da quel nugoloso petto scoppierebbe la sobbollita ira. In questo tempo mori Giulia nipote d’Augusto, da lui per adultéro dannata all’isola di Tremiti, vicino alla costa di Puglia, dove venti anni visse alla mercè d’Augusta; la quale spense in occulto i figliastri felici, e mostrò in pubblico a’ miseri misericordia.

LXXII. Nel medesimo anno i Frisoni, popoli oltre al Reno, ruppero la pace, più per nostra avarizia che per loro tracotanza. Druso pose loro un tributo piccolo, secondo loro povertà, di cuoia bovine per bisogno de’ soldati a grossezza o misura non si guardava. Olennio soldato primipilo loro governatore, scelse alcune pelli d’uri1, e volevale a quel ragguaglio. Era duro a tutte nazioni, ma più ai Germani, che grandi bestie hanno ne’ loro boschi, ma pochi armenti alle case. Davano dapprima essi buoi, poscia i campi, indi le mogli, e’ figliuoli al servigio. Quinci le doglienze e le grida; e non giovando, la guerra. Furono i riscotitorì rapiti e crocifissi. Olen-

    della madre. Vipsania moglie di Gallo, e Agrippina erano sorelle nate di Vipsanio Agrippa, e di Giulia figliuola d’Augusto.

  1. Buoi salvatichi, poco minori di liofanti, veloci, terribili, descritti da Cesare nel sesto della Guerra Gallica: detti da όρεων, cioè da’monti, ove stavano.