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50 DEGLI ANNALI

legioni, cinquemila fanti d’aiuto, e li Germani raccogliticci di qua dal Reno: altrettante legioni e doppj aiuti guidò egli: e piantato un castello sopra le moricce di un forte, che fece il padre nel monte Tauno; menò volando l’esercito spedito ne’ Catti per istrade asciutte e fiumane basse; perché quell’anno (miracol’in quel paese) non piovve; e perchè al ritorno s’aspettava il rovescio, lasciò L. Apronio a rassettare strade e ponti. Giunse a’ Catti sì repentino, che tutti i deboli per età o sesso, prese o uccise; la gioventù passò a nuoto l’Adranna e impediva i Romani farvi un ponte. Cacciati con manganelle e quadrella, in ’vano chiedevano accordo; parte rifuggì a Germanico; gli altri lasciati i borghi e villaggi, si dispersero per le selve. Cesare arse Mattio lor metropoli: saccheggiò la campagna e trasse al Reno, senza dargli il nimico alla coda, come ei fa quando fugge per astuzia e non per paura. Volevano i Cherusci aiutare i Catti; ma Cecina, qua e là sopraccorrendo, gli sbigottì; e i Marsi, che ardiro attaccarsi, vinse e rincacciò.

LVII. Da Segeste vennero tosto ambasciadori a chiedere aiuto contra i popoli suoi, che l’assediavano; pregiando più Arminio, che consigliava la guerra; conciossiachè que’ Barbari lo più ardito tengono più reale, e ne’ travagli migliore. Con essi ambasciadori venne Sigimondo figliuolo di Segeste a malincorpo; perchè l’anno delle rivoltate Germanie, fatto sacerdote all’altare degli Ubj stracciò le bende e fuggissi a’ ribelli. Ma dicendo il padre, che sperasse nella clemenza romana, ubbidì: fu accolto benignamente e mandato con guardia alla riva della Gallia. A Germanico mise conto voltare: abbattè gli assedianti, e